Domenica XXV settimana TO B – Commento e Vangelo

a cura di Francesca Grassi

VANGELO:

Dal Vangelo secondo Marco 9,30-37

In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli attraversavano la Galilea, ma egli non voleva che alcuno lo sapesse. Insegnava infatti ai suoi discepoli e diceva loro: «Il Figlio dell’uomo viene consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno; ma, una volta ucciso, dopo tre giorni risorgerà». Essi però non capivano queste parole e avevano timore di interrogarlo.
Giunsero a Cafàrnao. Quando fu in casa, chiese loro: «Di che cosa stavate discutendo per la strada?». Ed essi tacevano. Per la strada infatti avevano discusso tra loro chi fosse più grande. Sedutosi, chiamò i Dodici e disse loro: «Se uno vuole essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servitore di tutti».
E, preso un bambino, lo pose in mezzo a loro e, abbracciandolo, disse loro: «Chi accoglie uno solo di questi bambini nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato».

 

COMMENTO:

Il Vangelo di oggi ci presenta uno spaccato di vita oltremodo attuale, evidenziando sentimenti apparentemente contrastanti quali l’incomprensione, la paura di non essere all’altezza e la sete di affermazione.
È il secondo annuncio della Passione, Morte e Risurrezione di Gesù. «Il Figlio dell’uomo viene consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno; ma, una volta ucciso, dopo tre giorni risorgerà». Come nel primo annuncio, i discepoli sono spaventati; non comprendono come il Messia possa diventare servo per amore, non capiscono come “Colui che tutto può” sacrifichi se stesso per il prossimo. Ma «Se uno vuole essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servitore di tutti», li ammonisce Gesù, “e preso un bambino lo pose in mezzo a loro e, abbracciandolo disse loro: «chi accoglie uno solo di questi bambini nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato».”
Gesù esorta i Dodici ad essere umili, a compiere la missione per cui sono chiamati, ad abbracciare la croce; “che gioverà infatti all’uomo guadagnare il mondo intero, se poi perde l’anima sua?” (Marco 8:36)
L’umiltà e il servizio sono infatti le condizione indispensabili per raggiungere il Regno dei cieli. Questi però devono essere intesi, non come un pretesto per non fare, ma come un riconoscimento dei doni che Dio ci ha concesso, mettendoli a disposizione per il bene comune.
Perché se la vita è il miglior regalo di Dio per te, il modo in cui vivi è il migliore regalo da te per Dio.