Venerdì XXV settimana TO B – Commento e Vangelo

a cura di Mattia Zaffino

VANGELO:

Dal Vangelo secondo Luca (9,18-22)

Un giorno Gesù si trovava in un luogo solitario a pregare. I discepoli erano con lui ed egli pose loro questa domanda: «Le folle, chi dicono che io sia?». Essi risposero: «Giovanni il Battista; altri dicono Elìa; altri uno degli antichi profeti che è risorto».
Allora domandò loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Pietro rispose: «Il Cristo di Dio».
Egli ordinò loro severamente di non riferirlo ad alcuno. «Il Figlio dell’uomo – disse – deve soffrire molto, essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e risorgere il terzo giorno».

COMMENTO:

Gesù è in clima di preghiera. Luca, come base al Vangelo, ci racconta che è in un luogo solitario a pregare, sicuramente non è un fattore di poco conto. Pur essendoci i discepoli, Lui crea il suo dialogo solitario con il Padre, ne fa una questione prioritaria. Colui che può tutto, “il Cristo di Dio” come lo definisce in seguito Pietro, si mette a pregare? Non ne ha bisogno, eppure lo fa; è per Lui uno Stile di vita. Spesso abbiamo una considerazione sbagliata della preghiera, ce ne serviamo solo nel momento in cui abbiamo l’esigenza di chiedere qualcosa, per avere in cambio qualcosa; la consideriamo una scelta di secondo piano solo nel momento in cui ci manca qualcosa: magari per la mancanza di lavoro, magari a causa di una situazione economica non delle migliori, magari per il non sentirsi realizzati, magari per il rivivere costantemente un avvenimento che ci ha particolarmente turbati o perché ci sentiamo traditi da una persona, magari per senso di colpa… ma forse dimentichiamo la cosa più importante: “entrare realmente in preghiera”. “Entrare in preghiera” significa creare silenzio nel nostro cuore, silenzio che ci sappia smontare dalle fatiche giornaliere e che ci riporti in un clima di Grazia. Preghiera significa soprattutto saper restare soli, il potere è saper entrare pienamente in sintonia con Dio. Significa “affidarci al Signore”. Sicuramente dobbiamo metterci anche le nostre difficoltà, ma non basta se la preghiera non serve a trasformarle; la nostra solitudine può riempirsi, allora sì che capiamo chi è Gesù. Gesù domanda spontaneamente: «Le folle, chi dicono che io sia?». Viene incontro proprio il valore della preghiera: sappiamo creare un dialogo costruttivo con Gesù?, siamo consapevoli di quanto Gesù sia importante? Solo praticandola, si può acquisire tale consapevolezza! Una persona possiamo conoscerla se la viviamo, se facciamo in modo che il rapporto cresca ed è proprio quando ci si conosce che ci si capisce “a tatto”, per dirla tutta: si diventa complici. Allora, anche con Gesù bisogna essere complici!
Pietro, il primo fra gli apostoli, risponde completamente, lo definisce “Il Cristo di Dio”. È una risposta vera, eppure dice di non farlo sapere. Sta parlando di Solitudine. La solitudine della preghiera si rivolta in quella che sentirà da Uomo sulla Croce. Lui verrà lasciato solo nella sua Passione, eppure lì, sul vessillo glorioso, muore per tutti noi. Lì sulla Croce ci farà sentire UNICI. Essa diventa Dialogo e Preghiera di salvezza, la Risurrezione a cui possiamo accedere ogni giorno. È Lui che ci fa conoscere qual è la vera Preghiera!