“Chi vuol essere il primo sia il servo di tutti”.
G. Essere battezzati significa partecipare esistenzialmente alla morte e risurrezione di Cristo, al suo
sacerdozio. In altre parole, significa condividere la sua missione che ci impegna ad essere, come Gesù, servi
dell’Evangelo, servi di quell’umanità che è ad immagine e somiglianza di Dio, icona di Dio, anche se
talvolta sfregiata e deturpata.
In questa adorazione invochiamo l’Amore del Signore perché faccia maturare in noi lo spirito di umiltà e di
servizio, perché la nostra vita sia ad imitazione di Cristo che, per amore, si è fatto servo di tutti.
G. Nel nome del Padre , del Figlio e dello Spirito Santo. T. Amen
Canto: ADORO TE
Sei qui davanti a me, o mio Signore,
nella tua grazia trovo la mia gioia.
Io lodo, ringrazio e prego perché
Il mondo ritorni a viver in Te.
Adoro Te, fonte della vita
Adoro Te, trinità infinità,
i miei calzari leverò su questo santo suolo,
alla presenza tua mi prostrerò.
Sei qui davanti a me, o mio Signore,
nella tua grazia trovo la mia gioia.
Io lodo, ringrazio e prego perché
Il mondo ritorni a viver in Te.
Rit: Adoro Te, fonte della vita
Adoro Te, trinità infinità,
i miei calzari leverò su questo santo suolo,
alla presenza tua mi prostrerò,
mio Signor.
G. Gesù-Servo sofferente si incammina verso la passione, e chiede ai suoi discepoli di parteciparvi, per
essere degni di partecipare alla sua gloria
Dal Vangelo secondo Marco (Mc 10,35-45)
In quel tempo, si avvicinarono a Gesù Giacomo e Giovanni, i figli di Zebedeo, dicendogli:
“Maestro, noi vogliamo che tu ci faccia quello che ti chiederemo”. Egli disse loro:
“Cosa volete che io faccia per voi?”. Gli risposero: “Concedici di sedere nella tua gloria
uno alla tua destra e uno alla tua sinistra”. Gesù disse loro: “Voi non sapete ciò che domandate.
Potete bere il calice che io bevo, o ricevere il battesimo con cui io sono battezzato?”. Gli risposero:
“Lo possiamo”. E Gesù disse: “Il calice che io bevo anche voi lo berrete, e il battesimo che io ricevo
anche voi lo riceverete. Ma sedere alla mia destra o alla mia sinistra non sta a me concederlo;
è per coloro per i quali è stato preparato”. All’udire questo, gli altri dieci si sdegnarono con Giacomo
e Giovanni. Allora Gesù, chiamatili a sé, disse loro: “Voi sapete che coloro che sono ritenuti
capi delle nazioni le dominano, e i loro grandi esercitano su di esse il potere. Fra voi però non è così;
ma chi vuol essere grande tra voi si farà vostro servitore, e chi vuol essere il primo tra voi
sarà il servo di tutti. Il Figlio dell’uomo infatti non è venuto per essere servito,
ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti”.
Parola del Signore
Chi vuol essere il primo,
sia il servo di tutti
Adorazione Eucaristica
2
Maestro, noi vogliamo
che tu ci faccia quello
che ti chiediamo
La Parola di oggi ci rivolge una domanda: Voi, seguendo Cristo, che
cosa vi aspettate? “Cosa volete… per voi”, per la vostra vita? Che cosa
chiedete al Maestro? Volete, come Giacomo e Giovanni, successo, il
primo posto, comandare, che tutto si svolga secondo i vostri piani, i
vostri desideri, la vostra volontà?
DUE ASINELLI di Bruno Ferrero
Udienza Generale di Papa Francesco (8 Agosto 2018)
… Aronne non sa opporsi alla richiesta della gente e crea un vitello d’oro.
Il vitello aveva un senso duplice nel vicino oriente antico: da una parte
rappresentava fecondità e abbondanza, e dall’altra energia e forza. Ma
anzitutto è d’oro, perciò è simbolo di ricchezza, successo, potere e denaro.
Questi sono i grandi idoli: successo, potere e denaro. Sono le tentazioni di
sempre! Ecco che cos’è il vitello d’oro: il simbolo di tutti i desideri che
danno l’illusione della libertà e invece schiavizzano, perché l’idolo
sempre schiavizza. C’è il fascino e tu vai. Quel fascino del serpente, che
guarda l’uccellino e l’uccellino rimane senza potersi muovere e il serpente
lo prende. Aronne non ha saputo opporsi.
Ma tutto nasce dall’incapacità di confidare soprattutto in Dio, di riporre in
Lui le nostre sicurezze, di lasciare che sia Lui a dare vera profondità ai
desideri del nostro cuore. Questo permette di sostenere anche la
debolezza, l’incertezza e la precarietà. Il riferimento a Dio ci fa forti nella
debolezza, nell’incertezza e anche nella precarietà. Senza primato di Dio
si cade facilmente nell’idolatria e ci si accontenta di misere rassicurazioni.
Ma questa è una tentazione che noi leggiamo sempre nella Bibbia. E
3
pensate bene questo: liberare il popolo dall’Egitto a Dio non è costato tanto lavoro; lo ha fatto con segni di
potenza, di amore. Ma il grande lavoro di Dio è stato togliere l’Egitto dal cuore del popolo, cioè togliere
l’idolatria dal cuore del popolo. E ancora Dio continua a lavorare per toglierla dai nostri cuori. Questo è il
grande lavoro di Dio: togliere “quell’Egitto” che noi portiamo dentro, che è il fascino dell’idolatria.
Quando si accoglie il Dio di Gesù Cristo, che da ricco si è fatto povero per noi (cfr 2 Cor 8,9), si scopre
allora che riconoscere la propria debolezza non è la disgrazia della vita umana, ma è la condizione per
aprirsi a colui che è veramente forte. Allora, per la porta della debolezza entra la salvezza di Dio (cfr 2
Cor 12,10); è in forza della propria insufficienza che l’uomo si apre alla paternità di Dio.
La libertà dell’uomo nasce dal lasciare che il vero Dio sia l’unico Signore. E questo permette di accettare la
propria fragilità e rifiutare gli idoli del nostro cuore.
Canto: SERVO PER AMORE
Una notte di sudore
sulla barca in mezzo al mare
e mentre il cielo s’imbianca già
tu guardi le tue reti vuote.
Ma la voce che ti chiama
un altro mare ti mostrerà
e sulle rive di ogni cuore
le tue reti getterai.
Rit: Offri la vita tua come Maria
ai piedi della croce e sarai servo di ogni uomo,
servo per amore, sacerdote dell’umanità.
Avanzavi nel silenzio
tra le lacrime e speravi
che il seme sparso davanti a te
cadesse sulla buona terra.
Ora il cuore tuo è in festa
perché il grano biondeggia ormai,
è maturato sotto il sole,
puoi riporlo nei granai.
Rit: Offri la vita tua come Maria
ai piedi della croce e sarai servo di ogni uomo,
servo per amore, sacerdote dell’umanità.
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Voi non sapete ciò che
domandate
Che cosa chiediamo? Quale Dio supplichiamo che ci aiuti? Spesso non veniamo
esauditi perché chiediamo cose che sono all’opposto di quel che è la logica di Dio.
Udienza Generale di Papa Francesco (7 Maggio 2014)
Abbiamo sentito nella lettura di quel brano del libro dei Salmi che dice: «Il Signore mi ha dato consiglio, anche
di notte il mio cuore mi istruisce» (Sal 16, 7). E questo è un altro dono dello Spirito Santo: il dono del consiglio.
Sappiamo quanto è importante, nei momenti più delicati, poter contare sui suggerimenti di persone sagge e che ci
vogliono bene. Ora, attraverso il dono del consiglio, è Dio stesso, con il suo Spirito, a illuminare il nostro cuore,
così da farci comprendere il modo giusto di parlare e di comportarsi e la via da seguire. Ma come agisce questo
dono in noi?
Nel momento in cui lo accogliamo e lo ospitiamo nel nostro cuore, lo Spirito Santo comincia subito a renderci
sensibili alla sua voce e a orientare i nostri pensieri, i nostri sentimenti e le nostre intenzioni secondo il cuore di
Dio. Nello stesso tempo, ci porta sempre più a rivolgere lo sguardo interiore su Gesù, come modello del nostro
modo di agire e di relazionarci con Dio Padre e con i fratelli. Il consiglio, allora, è il dono con cui lo Spirito
Santo rende capace la nostra coscienza di fare una scelta concreta in comunione con Dio, secondo la logica di
Gesù e del suo Vangelo. In questo modo, lo Spirito ci fa crescere interiormente, ci fa crescere positivamente, ci
fa crescere nella comunità e ci aiuta a non cadere in balia dell’egoismo e del proprio modo di vedere le cose.
Così lo Spirito ci aiuta a crescere e anche a vivere in comunità. La condizione essenziale per conservare questo
dono è la preghiera. Sempre torniamo sullo stesso tema: la preghiera! Ma è tanto importante la preghiera. Pregare
con le preghiere che tutti noi sappiamo da bambini, ma anche pregare con le nostre parole. Pregare il Signore:
“Signore, aiutami, consigliami, cosa devo fare adesso?”. E con la preghiera facciamo spazio, affinché lo Spirito
venga e ci aiuti in quel momento, ci consigli su quello che tutti noi dobbiamo fare. La preghiera! Mai dimenticare
la preghiera. Mai! Nessuno, nessuno, se ne accorge quando noi preghiamo nel bus, nella strada: preghiamo in
silenzio col cuore. Approfittiamo di questi momenti per pregare, pregare perché lo Spirito ci dia il dono del
consiglio.
Nell’intimità con Dio e nell’ascolto della sua Parola, pian piano mettiamo da parte la nostra logica personale,
dettata il più delle volte dalle nostre chiusure, dai nostri pregiudizi e dalle nostre ambizioni, e impariamo invece a
chiedere al Signore: qual è il tuo desiderio?, qual è la tua volontà?, che cosa piace a te? In questo modo matura in
noi una sintonia profonda, quasi connaturale nello Spirito e si sperimenta quanto siano vere le parole di Gesù
riportate nel Vangelo di Matteo: «Non preoccupatevi di come o di che cosa direte, perché vi sarà dato in
quell’ora ciò che dovrete dire: infatti non siete voi a parlare, ma è lo Spirito del Padre vostro che parla in voi»
(Mt 10,19-20).
Canto: NELLE TUE MANI
Nelle tue mani affido la vita,
Dio mia salvezza sei tu.
Volgi lo sguardo al mio cuore,
con te al sicuro sarò.
Padre del cielo, per il tuo nome vivrò,
un sacrificio con la mia lode io ti offrirò,
per tutto ciò che sempre mi dai.
Padre del cielo, per il tuo nome vivrò,
scruta il mio cuore e la mia lode io ti offrirò,
per tutto ciò che sempre mi donerai,
o Dio di ogni bontà.
Nelle tue mani è la mia vita,
Dio mia speranza sei tu.
Donami pace, o Signore,
con te al sicuro vivrò.
Padre del cielo, per il tuo nome vivrò,
un sacrificio con la mia lode io ti offrirò,
per tutto ciò che sempre mi dai.
Padre del cielo, per il tuo nome vivrò,
scruta il mio cuore e la mia lode io ti offrirò,
per tutto ciò che sempre mi donerai,
o Dio di ogni bontà,
o Dio di ogni bontà.
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Il Figlio dell’uomo è venuto per dare
la propria vita in riscatto per molti
Gesù rimane là per fedeltà al disegno di Dio, che appunto vuole un modo diverso di fare il
Messia, e salvare. Naturalmente le attese e le delusioni degli Ebrei sono anche le nostre.
Anche noi ci aspettiamo un Dio che deve vincere, vincere per noi, e magari senza troppo
nostro scomodo. E’ l’idea mitica di Dio che si scontra però con la realtà di un Dio diverso. Lo
sconcerto e lo scandalo sta appunto qui: che Dio vince e salva con la donazione di Sé e
l’immolazione
Papa Francesco, Lettera enciclica Fratelli tutti, nn. 63-64
Gesù racconta che c’era un uomo ferito, a terra lungo la strada, che era stato assalito. Passarono diverse persone
accanto a lui ma se ne andarono, non si fermarono. Erano persone con funzioni importanti nella società, che non
avevano nel cuore l’amore per il bene comune. Non sono state capaci di perdere alcuni minuti per assistere il
ferito o almeno per cercare aiuto. Uno si è fermato, gli ha donato vicinanza, lo ha curato con le sue stesse mani,
ha pagato di tasca propria e si è occupato di lui. Soprattutto gli ha dato una cosa su cui in questo mondo
frettoloso lesiniamo tanto: gli ha dato il proprio tempo. Sicuramente egli aveva i suoi programmi per usare quella
giornata secondo i suoi bisogni, impegni o desideri. Ma è stato capace di mettere tutto da parte davanti a quel
ferito, e senza conoscerlo lo ha considerato degno di ricevere il dono del suo tempo.
Con chi ti identifichi? Questa domanda è dura, diretta e decisiva. A quale di loro assomigli? Dobbiamo
riconoscere la tentazione che ci circonda di disinteressarci degli altri, specialmente dei più deboli. Diciamolo,
siamo cresciuti in tanti aspetti ma siamo analfabeti nell’accompagnare, curare e sostenere i più fragili e deboli
delle nostre società sviluppate. Ci siamo abituati a girare lo sguardo, a passare accanto, a ignorare le situazioni
finché queste non ci toccano direttamente.
143 Salmo. Di Davide.
Signore, ascolta la mia preghiera,
porgi l’orecchio alla mia supplica,
tu che sei fedele,
e per la tua giustizia rispondimi.
Non chiamare in giudizio il tuo servo:
nessun vivente davanti a te è giusto.
Il nemico mi perseguita,
calpesta a terra la mia vita,
mi ha relegato nelle tenebre
come i morti da gran tempo.
In me languisce il mio spirito,
si agghiaccia il mio cuore.
Ricordo i giorni antichi,
ripenso a tutte le tue opere,
medito sui tuoi prodigi.
A te protendo le mie mani,
sono davanti a te come terra riarsa.
Rispondimi presto, Signore,
viene meno il mio spirito.
Non nascondermi il tuo volto,
perché non sia come chi scende nella fossa.
Al mattino fammi sentire la tua grazia,
poiché in te confido.
Fammi conoscere la strada da percorrere,
perché a te si innalza l’anima mia.
Salvami dai miei nemici, Signore,
a te mi affido.
Insegnami a compiere il tuo volere,
perché sei tu il mio Dio.
Il tuo spirito buono
mi guidi in terra piana.
Per il tuo nome, Signore, fammi vivere,
liberami dall’angoscia, per la tua giustizia.
Per la tua fedeltà disperdi i miei nemici,
fà perire chi mi opprime,
poiché io sono tuo servo.
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Canto: QUESTO E’ IL MIO COMANDAMENTO
Questo è il mio comandamento
Che vi amiate
Come io ho amato voi
Come io ho amato voi
Nessuno ha un amore più grande
Di chi dà la vita per gli amici
Voi siete miei amici
Se farete ciò che vi dirò
Questo è il mio comandamento
Che vi amiate
Come io ho amato voi
Come io ho amato voi
Il servo non sa ancora amare
Ma io v’ho chiamato miei amici
Rimanete nel mio amore
Ed amate il Padre come me
Questo è il mio comandamento
Che vi amiate
Come io ho amato voi
Come io ho amato voi
Io pregherò il Padre per voi
E darà a voi il Consolatore
Che rimanga sempre in voi
E vi guidi nella carità
Questo è il mio comandamento
Che vi amiate
Come io ho amato voi
Come io ho amato voi
Fra voi però non è così:
ma chi vuol essere grande
tra voi si farà vostro servitore,
e chi vuol essere il primo tra voi sarà il servo
di tutti
Così si capisce anche la logica che deve governare il nuovo ordine fondato da Gesù, quella del servizio
Cerchi nell’acqua di Bruno Ferrero
Un giorno di molto tempo fa, in Inghilterra, una donnetta infagottata in un vestito lacero percorreva le
stradine di un villaggio, bussando alle porte delle case e chiedendo l’elemosina. Molti le rivolgevano parole
offensive, altri incitavano il cane a farla scappare. Qualcuno le versò in grembo tozzi di pane ammuffito e
patate marce. Solo due vecchietti fecero entrare in casa la povera donna.
«Siediti un po’ e scaldati», disse il vecchietto, mentre la moglie preparava una scodella di latte caldo e una
grossa fetta di pane. Mentre la donna mangiava, i due vecchietti le regalarono qualche parola e un po’ di
conforto.
Il giorno dopo, in quel villaggio, si verificò un evento straordinario. Un messo reale portò in tutte le case un
cartoncino che invitava tutte le famiglie al castello del re. L’invito provocò un gran trambusto nel villaggio,
e nel pomeriggio tutte le famiglie, agghindate con gli abiti della festa, arrivarono al castello. Furono
introdotti in una imponente sala da pranzo e ad ognuno fu assegnato un posto.
7
Quando tutti furono seduti, i camerieri cominciarono a servire le portate. Immediatamente si alzarono dei
borbottii di disappunto e di collera. I solerti camerieri infatti rovesciavano nei piatti bucce di patata, pietre,
tozzi di pane ammuffito. Solo nei piatti dei due vecchietti, seduti in un angolino, venivano deposti con
garbo cibi raffinati e pietanze squisite. Improvvisamente entrò nella sala la donnetta dai vestiti stracciati.
Tutti ammutolirono. «Oggi – disse la donna – avete trovato esattamente ciò che mi avete offerto ieri».
Si tolse gli abiti malandati. Sotto indossava un vestito dorato. Era la Regina.
Un riccone arrivò in Paradiso. Per prima cosa fece un giro per il mercato e con sorpresa vide che le merci
erano vendute a prezzi molto bassi. Immediatamente mise mano al portafoglio e cominciò a ordinare le
cose più belle che vedeva.
Al momento di pagare porse all’angelo, che faceva da commesso, una manciata di banconote di grosso
taglio. L’angelo sorrise e disse: “Mi dispiace, ma questo denaro non ha alcun valore”.
“Come?”, si stupì il riccone.
“Qui vale soltanto il denaro che sulla terra è stato donato”, rispose l’angelo.
Oggi, non dimenticare il tuo capitale per il Paradiso.
Canto: SERVIRE E’ REGNARE
Guardiamo a te che sei maestro e Signore:
chinato a terra stai,
ci mostri che l’amore è cingersi il grembiule,
sapersi inginocchiare,
c’insegni che amare è servire.
Rit.: Fa’ che impariamo Signore da te,
che il più grande è chi più sa servire,
chi s’abbassa e chi si sa piegare,
perché grande è soltanto l’amore.
E ti vediamo poi Maestro e Signore,
che lavi i piedi a noi che siamo tue creature;
e cinto del grembiule che è il manto tuo regale,
c’insegni che servire è regnare.
Rit.: Fa’ che impariamo Signore da te,
che il più grande è chi più sa servire,
chi s’abbassa e chi si sa piegare,
perché grande è soltanto l’amore.
8
Il calice che io bevo
anche voi lo berrete, e il
battesimo che io ricevo
anche voi lo riceverete.
E’ tutta una logica opposta a quella del mondo, fatto di potenza e rivendicazioni, non di rispetto e servizio.
Tanto più questa deve essere la logica entro la Chiesa, dove l’autorità è servizio e valorizzazione del dono di
tutti per l’utilità comune.
La Parola ci dice oggi di “bere il calice”, e “ricevere il battesimo”.
Certamente nel linguaggio cristiano si fa allusione al nostro Battesimo e all’Eucaristia che ci uniscono al
mistero pasquale di Cristo, alla sua morte e risurrezione. Certo, perché tutto l’impianto cristiano non è
imitazione di Gesù, ma connessione e inserimento in Lui, come tralci d’una vite, da cui ricevere – appunto
mediante i sacramenti – forza vitale a vivere la sua stessa avventura di morte e di vita.
ASCOLTO DEL CANTO “IO SONO LA VITE, VOI I TRALCI”
DURANTE IL CANTO ognuno prende dal cestino un rotolino con una frase
Silenzio per l’interiorizzazione. Chi vuole può commentare con un proprio pensiero la frase
che ha preso.
PREGHIERE
- Signore Gesù, non è semplice «connettersi» con te, e riconoscere la tua Voce tra le tante
voci che ascolto ogni giorno. Spesso mi fermo a sentire solo ciò che mi piace e rimango
«scollegato» da te. Le mie parole e i miei gesti non sempre esprimono vita, amore, gioia,
anzi, tante volte, offendono e arrecano sofferenza agli altri. - Aiutami, Signore Gesù, a comprendere il tuo grande amore per me, a prendermi del
tempo per «collegarmi» con te, ascoltare la tua Parola, celebrare e accogliere il tuo dono
nella Messa, per lasciarti vivere in me ed essere, ogni giorno, testimone della tua tenerezza.
-Signore Gesù, tu vuoi che ogni persona sia felice, per questo ci hai donato il tuo amore, e
desideri rimanere sempre connesso e in comunione con ognuno. La bella notizia è che tu
sei sempre con noi e non ci abbandoni mai, neanche nei momenti più tristi e difficili. Donaci
di accogliere il tuo amore e fa’ di noi tuoi discepoli appassionati e pieni di gioia, pronti a
dare frutti di vita.
9
Canto: COME TU MI VUOI
(Ognuno ripone la frase presa in precedenza col proprio pensiero nel cesto)
Eccomi Signor, vengo a Te, mio Re, che si compia
in me la tua volontà
Eccomi Signor, vengo a Te mio Dio plasma il
cuore mio e di Te vivrò
Se Tu lo vuoi Signore manda me e il tuo nome
annuncerò.
Come Tu mi vuoi, io sarò
Dove Tu mi vuoi, io andrò
Questa vita io voglio donarla a Te per dar
gloria la tuo nome mio Re
Come Tu mi vuoi, io sarò
Dove Tu mi vuoi, io andrò
Se mi guida il tuo amore paura non ho
Per sempre io sarò come Tu mi vuoi.
Eccomi Signor, vengo a Te, mio Re, che si compia
in me la tua volontà
Eccomi Signor, vengo a Te mio Dio plasma il
cuore mio e di Te vivrò
Fra le tue mani mai più vacillerò e strumento tuo
sarò
Come Tu mi vuoi, io sarò
Dove Tu mi vuoi, io andrò
Questa vita io voglio donarla a Te per dar
gloria la tuo nome mio Re
Come Tu mi vuoi, io sarò
Dove Tu mi vuoi, io andrò
Se mi guida il tuo amore paura non ho
Per sempre io sarò come Tu mi vuoi.
…..come Tu mi vuoi
Pausa di silenzio per l’interiorizzazione
Decina Rosario e accensione candele.
G. Oggi il Signore Gesù, “essendo stato lui stesso provato in ogni cosa, a
somiglianza di noi, escluso il peccato”, ci incoraggia a seguire le sue orme con fiducia
perché solo così parteciperemo della pienezza della sua vita e diventeremo strumento
di salvezza nelle mani di Dio a favore degli uomini. “Che giova infatti all’uomo
guadagnare il mondo intero, se poi perde la propria anima?” (Mc 8,36). Ci conceda il
Padre di non seguire il mondo ma il suo Cristo per non temere l’ignominia della croce
e partecipare così alla sua gloria eterna nel paradiso dove vive e regna per i secoli dei
secoli. Amen.
Tutti
Signore Dio nostro, distogli i discepoli del Figlio tuo dai cammini facili della popolarità,
della gloria a poco prezzo, e portali sulle strade dei poveri e dei flagellati della terra,
perché sappiano riconoscere nel loro volto il volto del Maestro e Redentore.
Dona occhi per vedere i percorsi possibili alla giustizia e alla solidarietà;
orecchi per ascoltare le domande di senso e di salvezza di tanti che cercano come a tastoni;
arricchisci il loro cuore di fedeltà generosa e di delicatezza e comprensione: perché si facciano compagni di strada e
testimoni veri e sinceri della gloria che splende nel crocifisso risorto e vittorioso.
Egli vive e regna glorioso con te, o Padre, nei secoli eterni. Amen
Canto: RESTA QUI CON NOI
Le ombre si distendono scende ormai la sera
e s’allontanano dietro ai monti
i riflessi di un giorno che non finirà,
di un giorno che ora correrà sempre
perchè sappiamo che una nuova vita
da qui è partita e mai più si fermerà.
Resta qui con noi il sole scende già,
resta qui con noi, Signore è sera ormai.
Resta qui con noi il sole scende già,
se Tu sei con noi, la notte non verrà.
S’allarga verso il mare, il tuo cerchio d’onda
che il vento spingerà fino a quando
giungerà ai confini di ogni cuore,
alla porte dell’amore vero.
Come una fiamma, che dove passa brucia
così il tuo amore, tutto il mondo invaderà.
Resta qui con noi…