Novena Immacolata 2021/3
Una vita realizzata. Il desiderio di Dio per ogni uomo
Meditazioni di Gaetano Piccolo
Canto AVE MARIA
Ave Maria, Ave. Ave Maria, Ave.
Donna dell’attesa
e madre di speranza
Ora pro nobis.
Donna del sorriso
e madre del silenzio
Ora pro nobis.
Donna di frontiera
e madre dell’ardore
Ora pro nobis.
Donna del riposo
e madre del sentiero
Ora pro nobis.
Donna del deserto
e madre del respiro
Ora pro nobis.
Donna della sera
e madre del ricordo
Ora pro nobis.
Donna del presente
e madre del ritorno
Ora pro nobis.
Donna della terra
e madre dell’amore
Ora pro nobis.
Dal Vangelo secondo Luca (Lc 2,25-35)
Ora a Gerusalemme c’era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e pio, che aspettava la consolazione d’Israele, e lo Spirito Santo era su di lui. Lo Spirito Santo gli aveva preannunciato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Cristo del Signore. Mosso dallo Spirito, si recò al tempio e, mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per fare ciò che la Legge prescriveva a suo riguardo, anch’egli lo accolse tra le braccia e benedisse Dio, dicendo:
«Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo
vada in pace, secondo la tua parola,
perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza,
preparata da te davanti a tutti i popoli:
luce per rivelarti alle genti
e gloria del tuo popolo, Israele».
Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui. Simeone li benedisse e a Maria, sua madre, disse: «Ecco, egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione – e anche a te una spada trafiggerà l’anima -, affinché siano svelati i pensieri di molti cuori».
«Mi chiedi donde a me questo? Ho ritegno a farti conoscere il mio bene, ascolta il saluto da parte dell’angelo e riconosci che in me è la tua salvezza. Credi a Colui al quale ho creduto. Vuoi sapere donde a me questo? Sia l’angelo a risponderti. Dimmi, angelo, donde questo a Maria? L’ho già detto nel saluto: Ave, piena di grazia.
Sant’Agostino, Discorso 291, 6
Una vita compiuta
Abbiamo talvolta l’impressione di vivere una vita incompiuta, frustrata, ci sembra di vivere vite a metà che non si realizzano mai. Eppure, diceva un antico insegnamento rabbinico, «alla fine non mi verrà chiesto perché non sono stato Mosè, ma perché non sono stato io».
Siamo chiamati a vivere pienamente la nostra umanità, a realizzarla, a portarla a compimento. È in questa luce che vorrei rileggere la vita di Maria, come una vita portata a compimento, assunta da Dio, realizzata pienamente.
Colei che ha generato
Maria è infatti colei che ha generato pienamente perché disponibile a donare il Figlio. È la madre che non possiede, ma offre ciò che le è stato donato. Accoglie la spada della separazione che Simeone profetizza ed è pronta a cercare il Figlio anche laddove non si aspetta di trovarlo, nelle situazioni impensate, nel Tempio in mezzo ai dottori. Una madre diventa pienamente madre quando accoglie questa rottura che permette al Figlio di crescere.
Colei che serve
Maria porta a compimento la sua umanità perché vive con sollecitudine il servizio. Non si crogiola nei suoi problemi, ma si alza e si mette subito in cammino per dare una mano a chi ha bisogno. Non vive il servizio come gratificazione personale, ma come tempo offerto generosamente e gratuitamente all’altro: quando capisce che non c’è più bisogno di lei, si fa da parte (restò con Elisabetta circa tre mesi…il tempo necessario).
Colei che crede
Maria è capace di vedere l’opera di Dio nella storia senza scoraggiarsi davanti alle apparenze che sembrano, al contrario, raccontare la sua assenza. La sua familiarità con la Parola di Dio, le permette di rileggere la storia alla luce della fede in Dio. Anche se non si vede, è certa che Dio sta rovesciando i potenti dai troni e sta innalzando gli umili.
Colei che rimane
Davanti alla sofferenza, persino davanti all’umiliazione e al dolore del Figlio, Maria non fugge. Lo accompagna da lontano, cerca con lo sguardo il suo volto insanguinato, assiste in silenzio alla sua derisione. Solo perché è capace di consegnarlo nelle mani del Padre. Rimane ferma nella speranza in Dio: i Vangeli, non a caso, credo, ci parlano di diversi personaggi che vanno al sepolcro per verificare che il corpo di Gesù non c’è più. Di Maria non si dice nulla: lei non ha bisogno di andare a controllare, Maria non ha mai smesso di credere che il Padre avrebbe risuscitato il Figlio. Crede anche quando sembra impossibile, anche quando tutto sembra finito. Maria è pienamente consegnata a Dio e per questo la sua vita può essere presa, assunta (dal latino sumo, prendo) dal Padre. La sua è una vita compiuta a partire dalla sua umanità. È un’umanità realizzata.
Incontro tra cielo e terra
L’assunzione di Maria è perciò la festa dell’incontro tra cielo e terra, è la festa dell’umanità redenta, è la festa che ci indica dove Dio vuole portare ciascuno di noi. Dio vuole prenderci con sé, vuole portare a compimento la nostra umanità.
Leggersi dentro
- Quale cammino sei chiamato a percorrere per portare a compimento la tua umanità?
- Quali aspetti della tua vita desideri affidare oggi a Maria?