Martedì XXIII settimana TO B – Commento e Vangelo

a cura di Andrea Caforio

VANGELO:

Dal Vangelo secondo Luca (6,12-19)
In quei giorni, Gesù se ne andò sul monte a pregare e passò tutta la notte pregando Dio. Quando fu giorno, chiamò a sé i suoi discepoli e ne scelse dodici, ai quali diede anche il nome di apostoli: Simone, al quale diede anche il nome di Pietro; Andrea, suo fratello; Giacomo, Giovanni, Filippo, Bartolomeo, Matteo, Tommaso; Giacomo, figlio di Alfeo; Simone, detto Zelota; Giuda, figlio di Giacomo; e Giuda Iscariota, che divenne il traditore.
Disceso con loro, si fermò in un luogo pianeggiante. C’era gran folla di suoi discepoli e gran moltitudine di gente da tutta la Giudea, da Gerusalemme e dal litorale di Tiro e di Sidòne, che erano venuti per ascoltarlo ed essere guariti dalle loro malattie; anche quelli che erano tormentati da spiriti impuri venivano guariti. Tutta la folla cercava di toccarlo, perché da lui usciva una forza che guariva tutti.

COMMENTO:

Nel testo lucano ci viene menzionato dall’evangelista la chiamata dei discepoli.
Luca nel suo Vangelo spesso si sofferma particolarmente su alcuni aspetti della figura di Gesù Cristo: la gioia, la preghiera e la misericordia; oggi pone in risalto la PREGHIERA unita alla CHIAMATA.
Quante volte siamo affaticati dal voler svolgere tante cose, in un ritmo frenetico che spesso ci toglie il gusto di assaporare e ammirare il nostro lavoro svolto, sino ad avere il timore di non riuscire a fare tutto. A volte può capitare di sottrarre del tempo alla preghiera, perché troppo occupati dai nostri impegni. Eppure nella preghiera compiuta da Gesù, troviamo scritto: “passò tutta la notte a pregando Dio”.
E noi? Quante volte siamo “schiavi” del nostro orologio, sino a “misurare” la durata della Messa oppure della stessa preghiera.
La PREGHIERA non deve essere intesa semplicemente come una richiesta automatica relativa alle nostre esigenze; nemmeno come un riempire i nostri spazi vuoti! Ma è il mettersi in relazione con Dio, “fermare” il tempo e assaporare già adesso quell’orizzonte eterno che ci viene promesso.
Il punto successivo è la CHIAMATA dei discepoli, l’originalità sta nel fatto che non è il discepolo a scegliersi il maestro, ma è lo stesso Maestro che chiama i suoi dopo aver pregato per loro. Dalla lista dei nomi, possiamo notare che nonostante tutto Dio non scegli i migliori, non segue i nostri parametri in cui vogliamo e pretendiamo la perfezione! Quasi ad avere paura e vergogna di sbagliare e sperimentare il fallimento o la caduta. Anche nel più profondo abisso troviamo Dio, sempre pronto a discendere nelle miserie per farci ascendere verso la sua santità.
In conclusione, Luca ci aiuta a ricordare quanto sia importante la nostra unicità, in quanto Dio chiama ognuno di noi a collaborare, mettendoci alla sua sequela per diffondere la sua Parola ed essere segno vivente del Suo amore.

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