Venerdì XXII settimana TO B – Commento e Vangelo

a cura di Agnese De Blasi

VANGELO:
Dal Vangelo secondo Luca (5,33-39)
In quel tempo, i farisei e i loro scribi dissero a Gesù: «I discepoli di Giovanni digiunano spesso e fanno preghiere, così pure i discepoli dei farisei; i tuoi invece mangiano e bevono!».
Gesù rispose loro: «Potete forse far digiunare gli invitati a nozze quando lo sposo è con loro? Ma verranno giorni quando lo sposo sarà loro tolto: allora in quei giorni digiuneranno».
Diceva loro anche una parabola: «Nessuno strappa un pezzo da un vestito nuovo per metterlo su un vestito vecchio; altrimenti il nuovo lo strappa e al vecchio non si adatta il pezzo preso dal nuovo. E nessuno versa vino nuovo in otri vecchi; altrimenti il vino nuovo spaccherà gli otri, si spanderà e gli otri andranno perduti. Il vino nuovo bisogna versarlo in otri nuovi. Nessuno poi che beve il vino vecchio desidera il nuovo, perché dice: “Il vecchio è gradevole!”».

COMMENTO:
Nel Vangelo di oggi l’evangelista Luca ci permette di vedere da vicino un “conflitto” tra Gesù e le autorità religiose.
Un membro delle autorità chiede a Gesù perché Egli non faccia rispettare ai suoi discepoli la tradizione, ovvero il digiuno e l’orazione, ma Cristo risponde con una bellissima similitudine, paragonandosi allo sposo tanto atteso. I discepoli non hanno bisogno di digiunare, anzi, è giusto che essi siano felici e festeggino, perché Dio è con loro. Il messaggio nascosto di questo Vangelo è quello di vivere i momenti con la giusta predisposizione d’animo, con le giuste emozioni; sarà giusto infatti che i discepoli digiunino quando Gesù sarà crocifisso (possiamo notare infatti nella Lettura una chiara anticipazione della Passione).
Il Signore ci insegna quindi che non dobbiamo privarci della felicità nei momenti di gioia.
Infine attraverso la parabola nella parte finale, Gesù ci insegna il distacco dalle antiche tradizioni, dalla religione insegnata in modo “distorto” dai farisei.
Ciononostante Cristo non è contro ciò che è antico, ma non vuole che l’antico si imponga sul nuovo, impedendo l’acquisizione dei suoi insegnamenti d’amore, di fraternità e di gioia.